Sobri? No grazie! Vogliamo anche le rose… e la cassa dritta…per il diritto alla GIOIA!

 

Riprendiamo e divulghiamo.. ribadendo un secco NO ad autoritarismi e discriminazioni Il decreto sicurezza, il corteo del 31 maggio e la volontà di continuere a lottare, anche ballando, contro ogni forma di fascismo e autoritarismo

di Million Marijuana March Italia

Evidentemente l’allergia verso le atrui libertà e i codici aggregativi con i quali le singole sensibilità, collettivi, laboratori, reti mondiali, crew e tribe scelgono di condividere la propria socialità orizzontalmente liberata e la modalità di piazza, non è una prerogativa esclusiva del governo Meloni o della destre ufficiali. Infatti, sposando appieno le retoriche proposte reazionarie del decreto legge, alcuni cosiddetti “kompagni” ci invitano al decoro e a un rappel à l’ordre.

Chi scrive che lo spezzone della Street Parade in una manifestazione più ampia come quella di sabato 31 maggio contro il DL SICUREZZA abbia significato “.…trasformare un momento che doveva essere di lotta, in un’adunata festaiola in clamorosa e persino surreale contraddizione con gli appelli a fermare la morte della democrazia“, forse ritiene un atto degno di un paese civile e democratico il primo decreto legge del governo meloni poi trasformato in legge 633 Bis CP, ovvero la famosa legge “antirave”.
Chi scrive ciò – che non nominiamo per non dargli più importanza di quanta non ne abbia – ignora che due giorni dopo la pubblicazione in gazzetta ufficiale del DL SICUREZZA una pacifica TAZ  è stata caricata a Torino con persone manganellate nei boschi e una settimana dopo la stessa cosa è avvenuta in un Free Party in una valle tra le montagne del Trentino. Lo stigma verso le diversità sono da sempre state il punto dolente della ortodossia bigotta dei “duri e puri”, incapaci di comprendere le trasformazioni, le pluralità culturali, i vari codici aggregativi e le differenze che compongono i movimenti che, per definizione, non possono essere un monolite omogeneo ma un caleidoscopio dalle molteplici diversità, in costante mutazione.
Non ci stupisce affatto questa rigidità, ma non ci farà cadere nella tristezza, perché ci teniamo accanto esperienze di vita e di lotta eclettiche, bizzarre, divergenti, gioiose.
E se già i popoli originari delle Americhe ci insegnavano l’importanza delle fiestas come momento determinante per costruzione della solidarietà e di riconoscimento reciproco, oggi queste prospettive ci possono indicare una prospettiva per decolonizzare il nostro sguardo intrinsecamente produttivista. In un mondo occidentale sempre più alienato, reincontrarci in pratiche che mettano al centro la gioia e l’empatia che possono aiutarci a farci sentire più vicinə, solidali e alleatə, arginando anche il capitalismo e l’individualismo che abbiamo interiorizzato in noi.
Negli anni settanta gli “Indiani Metropolitani”, la parte creativa e irriverente di quel movimento, venivano chiamati “fricchettoni” in maniera dispregiativa dai genitori culturali di costoro. Anche negli anni ’70 noi fricchettoni, ora forse definiti i mostri del bar di “guerre stellari” o “ravers”, usavamo l’ironia e la creatività come mezzo di azione e comunicazione sociale mutuando dal Maggio Francese lo slogan “la fantasia al potere, sarà una risata che vi seppellirà”. Rivendicavamo il libero utilizzo di cannabis e sostanze psichedeliche oltre ogni proibizionismo anche in quel periodo di grave scontro sociale, proponendo modelli di socialità altra negli allora festival autoprodotti, antesignani dei successivi Rave Party.
Negli anni è cambiato il contesto ma siamo sempre qua, accogliendo le trasformazioni, sempre a reclamare diritti per tuttə, in un movimento che stia concretamente nelle alleanze in termini intersezionali, in grado di dialogare e collaborare con coloro con i quali si fanno pezzi di strada assieme trasformando in ricchezza le differenze. Ma, per fare questo, è indispensabile il reciproco rispetto e riconoscimento.
Ancora ora come allora, crediamo che “il personale è politico” quando diventa un fenomeno sociale di massa e vada rivendicato e difeso se e quando è fatto bersaglio delle diverse forme di repressione da parte di governi reazionari, autoritari ma anche da parte di mentalità bigotte e retrive, apparentemente antiautoritarie.
A quanto pare passano i decenni ma determinati snodi politici rimangono cristallizzati, intrisi di profondo stigma, quel pregiudizio alla base del proibizionismo che perfino un prete partigiano come Don Andrea Gallo ha combattuto per tutta la sua vita.
Noi siamo in piazza come Million Marijuana March dal 2001 e ci siamo battut* contro ogni discriminazione, autoritarismo e proibizionismo.
Ci siamo battut* contro la legge Fini/Giovanardi fino alla sua cancellazione nel 2014 come parte della rete MDMA all’interno del cartello ILLEGALE È LA LEGGE. Siamo tornat* in piazza il 31 maggio contro ogni forma di fascismo vecchio o nuovo che sia, contro ogni autoritarismo, contro il regime che stanno costruendo, per il diritto a coltivare liberamente ogni varietà di Cannabis e con la PALESTINA nel cuore. Torneremo presto in piazza e non delegheremo a nessun benpensante la possibilità di decidere come possiamo o dobbiamo noi stare in piazza.
Come ci ha insegnato Spinoza e il movimento femminista, vogliamo che la nostra militanza sia ricolma di passioni gioiose. Rivendichiamo il nostro diritto alla gioia, intesa come passione attiva, che ci mostra la nostra potenza collettiva, possibilità di accogliere in maniera affermativa le trasformazioni nostre e di chi ci sta attorno.
Le recenti street parade che hanno fatto ballare l’Italia, sono state significative soprattutto per aver contaminato di transfemminismo il movimento rave e antiproibizionista.
Abbiamo trovato fattori che accomunano la lotta antiproibizionista a quella transfemminista: la rivendicazione di corpi liberi che si muovono in ambienti safe per tutte e tutti.
Nelle street parade, abbiamo iniziato a immaginare e di conseguenza costruire spazi safer per tutte le soggettività femminilizzate che non vogliono rispecchiarsi in un  sistema binario machista ed etero cis, e per tutte le soggettività marginalizzate, i nostri corpi e le nostre vite “non conformi”.
Le pratiche transfemministe sono state introdotte, nonostante le numerose difficoltà a scardinare atteggiamenti machisti intrinsechi alla  nostra società, e quindi, anche all’interno dei movimenti “underground” .
Nelle differenze e negli ostacoli, ci siamo unite nella lotta verso ogni stigma e pregiudizio per un mondo libero da punizioni e discriminazioni di ogni  tipo, introducendo un forte processo collettivo di decostruzione abilista e sessista .
Sappiamo che la progressiva fascistizzazione del paese passa attraverso un progressivo inasprimento delle norme repressive: il cosiddetto decreto antirave (633 bis CP), poi il Decreto Caivano, poi il nuovo codice della strada (177/24) fino al recente DECRETO (IN)SICUREZZA o DECRETO PAURA.
Torneremo in piazza a novembre a Roma durante il controvertice per la CONFERENZA GOVERNATIVA sulle droghe, con la consapevolezza che il proibizionismo è uno dei più feroci strumenti di repressione che con le sue leggi classiste ha rinchiuso nelle galere oltre il 30% della popolazione carceraria.
Torneremo ancora in piazza contro il DL SICUREZZA/PAURA, contro le leggi che questo governo ha prodotto e per difendere i nostri diritti e le libertà. Sarà ancora una Street Parade, mettetevi l’anima in pace, sobri o sobrie non lo siamo mai stat*, nemmeno l’ultimo 25 aprile, la musica non si ferma e i nostri soundtruck suoneranno sempre più forte!
Sappiamo che il nostro compito non si esaudisce nelle street parade e continueremo a lottare, anche ballando, contro ogni forma di fascismo e autoritarismo, se non possiamo neanche ballare, allora non è la nostra rivoluzione.
Leggi anche: Roma, 31 Maggio 2025 – Una giornata di lotta, musica, proposta e speranza!
https://www.instagram.com/p/DKZ5iPZM8np/

Lascia un commento