Scenari sonori di destra dall’India: hindutva, sionismo e psytrance

di Masha Hassan*

traduzione con OsservatorioRepressione.info

Nel mese del monsone improvvisamente i miei pavimenti e le mie finestre iniziarono a vibrare; inizialmente pensavo che potesse essere l’inizio di un terremoto, ma presto mi resi conto che era a causa di una processione religiosa fuori da casa mia alla periferia di Delhi NCR, nota come Kanwar Yatra.

Carichi di bandiere color zafferano [il colore dei nazionalisti, ndr] e di boombox, la musica suonata da questi sistemi audio ben progettati era un genere con cui ho più o meno familiarità, ma non avrei mai immaginato che venisse utilizzata per un pellegrinaggio sacro in India: la psytrance.

Sembrava tutto surreale.

La trance psichedelica, o psytrance, nasce a Goa, isola ed ex colonia portoghese a circa 600 km dalla città metropolitana di Mumbai. É cominciata dal famoso sentiero hippie negli anni ’60

Goa, e l’India in generale, è diventata una tappa importante per gli occidentali per respirare un po’ di spiritualità indiana così come una popolare sostanza psichedelica: la cannabis.

La produzione di hashish e ganja era abbondante e la sua facile reperibilità grazie al suo status legale fino agli anni ’70 attirò gli hippy facendoli rimanere lì più a lungo.

Fin dall’inizio, la psytrance è stata presentata come un edonismo anti-establishment, una sorta di musica resistente alle moderne società capitaliste.

I  temi della religione, del karma, della rinascita, della fantascienza, dei disastri nucleari, dei viaggi nel tempo, del misticismo e, naturalmente, delle droghe hanno risuonato nella scena musicale, predicando l’ethos della Pace, dell’Amore, dell’Unità e del Rispetto (o PLUR “Peace, Love, Unity and Respect”) per tutti gli esseri umani. Tuttavia, questo stile di vita, sebbene tollerato, non fu assunto dalla gente del posto. Arun Saldanha nella sua opera “Psychedelic White: Goa Trance and the Viscosity of Race” spiega come la cultura psichedelica dei viaggiatori potesse essere goduta solo dalla classe media bianca ed era quasi sempre impermeabile per gli indiani. Saldanha descrive “l’essere bianco come viscoso, il che significa che non è né “solido “né” fluido”; è spesso permeabile e sufficientemente poroso per tutti i nuovi arrivati bianchi, mentre è abbastanza solido da rendere incredibilmente difficile agli indiani il potervisi introdurre”.

Scritto nei primi anni del 2000, Saldanha nel suo lavoro dà conto anche della presenza di turisti israeliani all’interno dell’ambiente psytrance.

Un articolo scritto nel gennaio 2024 da Hriday Sarma per The Jerusalem Post sul “La mini Israele dell’ India” afferma che i Backpapers (“viaggiatori zaino in spalla”) israeliani hanno frequentato la scena locale dagli anni ’80.

Sarma scrive “Il legame tra Kasol e Israele risale agli anni ’80, quando i giovani israeliani, dopo aver completato il servizio militare obbligatorio, scoprirono la tranquilla bellezza dell’Himalaya nell’ Himachal Pradesh, al confine con la capitale dell’India, Nuova Delhi. Attratti dall’atmosfera spirituale, dalla vita a prezzi accessibili e la promessa di calma e relax, questi turisti, arrivati in gruppo, hanno trasformato Kasol in un fiorente centro della cultura israeliana >>.

Sarma, un avvocato e ricercatore indiano che sostiene le politiche pro-Israele, si lamenta delle ripercussioni economiche subite dagli abitanti di Kasol, con il declino dei turisti israeliani a causa della guerra a Gaza.

Egli osserva che “il conflitto in corso in Israele ha gettato una lunga ombra su questo fervido interscambio culturale, lasciando Kasol e i suoi residenti in uno stato di desiderio e attesa, incerti su quando sentiranno ancora una volta l’ebraico parlato nei caffè e vedranno volti familiari tornare ai loro amati ritiri nella valle di Parvati”.

Si ritiene che l’invasione israeliana del Libano e la rappresaglia del paese alla prima intifada negli anni ’80 siano la ragione per cui molti si sono riversati in questo paese dopo il servizio militare.

La terra “del milione di dei” offriva anche costi di vita a basso costo, rendendola la destinazione perfetta per “soffiare via” i fumi dei disturbi da stress post traumatico portati da una guerra che avevano contribuito a condurre come perpetratori di violenza.

Questo “esodo” del dopoguerra è ora noto come il “sentiero Hummus”,quello in cui i giovani veterani israeliani si fermano in vari stati dell’India.

Un film-documentario del 2007 intitolato “Flipping Out – Israel’s Drug Generation” narra vividamente questo fenomeno.

Il numero di backpackers israeliani potrebbe esser oscillato negli ultimi tempi, ma il documentario racconta di 30.000 giovani che si recano in India ogni anno non appena finiscono il servizio militare e dopo aver ricevuto un bonus di dimissione di 15.000 shekel (4.300 dollari statunitensi) dal governo.

Di questi 30.000, il 90% è noto per sperimentare droghe e circa 2000 sperimentano un episodio maniacale o hanno una ricaduta mentale.

Secondo un articolo, circa 40.000-60.000 israeliani si sono stabiliti permanentemente in India.

La verità dietro questi numeri è difficile da stabilire e potrebbe essere stata aumentata, tuttavia la forte presenza di israeliani ai piedi dell’Himalaya non può non essere visibile. Il docufilm “Flipping out” è girato a Kasol e Goa e termina con una scena di giovani che ballano ai  BPM veloci della musica psichedelica. Un vecchio amico e DJ italiano che fa parte della scena musicale mondiale da diversi anni, conosce Kasol come un palmo della sua mano. Descrive come, nel tempo, molti israeliani si siano trasferiti nei più tranquilli villaggi di montagna di Himachal da Goa poiché il terreno remoto rendeva più difficile l’intervento della polizia, dando loro più libertà di usare droghe e vivere alle proprie condizioni, lontano dai vincoli della società tradizionale.

Dal film flipping out

Saldanha parla della natura complice, quasi impenetrabile della  scena psichedelica, un mondo in cui gli indiani erano raramente, se non mai, accolti. Quell’essenza di esclusività esiste ancora oggi, soprattutto a Kasol. Diversi caffè e pensioni di proprietà della gente del posto negano sommessamente l’ingresso ai visitatori indiani, riservando lo spazio interamente ai backpacker israeliani. Le cartoline e le pagine dei menu di questi ristoranti e pensioni sono tutti in ebraico e servono principalmente cibo ad hoc per israeliani.

Questa colonizzazione soft per cui l’intera area è modellata dall’impronta culturale di un gruppo è resa possibile solo con la cooperazione della gente del posto, che dipende fortemente dal turismo israeliano; per molti è l’unica fonte costate di reddito.

Tuttavia, le cose hanno iniziato a cambiare. La mercificazione delle feste e dei festival psytrance ha aperto le porte alla partecipazione degli indiani. Gli eventi non sono più completamente chiusi, ma chiedono una quota di ingresso esosa agli indiani che vorrebbero partecipare a queste feste.

La maggior parte della musica è suonata da dj israeliani, — molti dei quali erano inizialmente viaggiatori e in seguito hanno trovato la loro vocazione dietro le consolle.

Questo cambiamento è stato anche influenzato da un più ampio allineamento politico: il connubio tra l’Hindutva e le ideologie sioniste.

La visibile amicizia crescente tra Narendra Modi e Benjamin Netanyahu va di pari passo alla costruzione di una narrativa politica comune in cui i musulmani sono considerati nemici.

Questo legame e il lavaggio del cervello si sono fatti strada in modo subdolo anche nelle nicchie degli ambienti underground.

Nel mese di agosto [2025 ndr], Al Jazeera ha riferito di almeno 18.885 bambini e oltre 62.000 palestinesi uccisi da Israele. E mentre questo orrore continua a svolgersi davanti ai nostri occhi, guardando un genocidio in diretta streaming e una carestia indotta da Israele, a Kasol continuano a circolare volantini di feste psytrance.

I volantini restano profondamente ironici, con nomi come Freedom Festival e una schiera di DJ quasi interamente israeliani, disegni ispirati alla bandiera indiana e ornati con un segno di Ohm, un simbolo religioso indù che significa pace e armonia. I DJ che sono ex soldati dell’IDF sono gli stessi individui che hanno inflitto violenza e perpetuato la pulizia etnica.

Invece di denunciare e affrontare i propri connazionali e leader che continuano a commettere atroci crimini di guerra, sono qui, in India, a mettere psytrance sotto le luci colorate decorate, a incappare negli acidi e ad essere celebrati come artisti.

Immagine presa dai canali degli Astral Projection

 

Dall’inizio del genocidio, i partitari della psytrance non si sono fermati a Kasol e negli ultimi tempi la politicizzazione di destra di questo genere musicale sta diventando ancora più evidente.

Nel novembre 2023, Astral Projection, un famoso gruppo di musica elettronica di Tel Aviv, si è esibito in una festa segreta dedicata ai soldati dell’IDF. Sebbene l’evento si sia svolto in Israele e non in India, dove il gruppo si esibisce regolarmente, questo gesto ha rivelato il loro fervore sciovinista.

Quest’ anno, un numero indicibile di israeliani che ballavano musica trance è stato visto nella valle di Parvati. Le decorazioni e le installazioni dell’evento presentavano non solo arte mandala, gli ombreggianti psichedelici e la mappatura delle proiezioni, ma anche grandi bandiere israeliane orgogliosamente ospitate e appese accanto al palco principale.

Nel frattempo, alcuni indiani nel Regno Unito, che protestavano fuori dall’ambasciata pakistana — incolpandoli dell’attacco di Pahalgam in Kashmir, dove i turisti indiani sono stati uccisi dai terroristi – sono stati visti mentre sventolavano bandiere israeliane.

Tale immagine simbolica riflette la cieca solidarietà dei sostenitori indiani dell’Hindutva con Israele.

Dentro l’India, l’attacco di Pahalgam ha alimentato il livello già alto di rabbia nei confronti dei musulmani in India, con diversi che chiedevano apertamente una soluzione simile a Gaza per il Kashmir.

È interessante notare che, con l’avanzamento della politica Hindutva, le feste e i rituali indù hanno subito una notevole trasformazione nello scenario sonoro.

I DJ che suonano mantra indù mixati a Bollywood non erano una novità, ma di recente la cooptazione di musica elettronica e trance è a dir poco eccezionale.

Il Kanwar Yatra di quest’ anno, un pellegrinaggio indù annuale dedicato a Lord Shiva, che si tiene durante i mesi del monsone, è stato accompagnato da grandi boombox montati su camion, che suonavano bhajan [canti devozionali della tradizione Induista. ndr] remixati con beat elettronici molto pompati.

Un viaggio profondamente spirituale e personale trasformato in un rave mobile con sistemi audio ad alti decibel che inondano le strade.

Qui, I pellegrini scalzi, noti anche come kanwariya, portano l’acqua sacra del Gange sulle loro spalle, intraprendendo un viaggio per offrire l’acqua in vari templi di Shiva.

La loro spiritualità è ora affiancata da DJ, che martellano le bassline, trasformando la devozione in uno spettacolo rumoroso e aggressivo di nazionalismo religioso. I party in movimento dei Kanwariya sono sempre più sott’occhio per aver causato inutili aggressioni nelle strade. Sostenuti dal governo statale e dalla polizia, i pellegrini sono noti per bloccare le autostrade, interrompere il traffico e aggredire fisicamente i pendolari.

L’esibizione della devozione si accompagna a un complesso mix di rituale sacro e cultura di strada maschilista. Molti hanno anche sottolineato le forti contraddizioni e i pregiudizi religiosi in India: mentre i musulmani sono spesso picchiati per aver offerto un nome pacifico, i kanwariya d’altra parte, non solo riescono a sfuggire alla responsabilità per il loro comportamento indisciplinato, ma sono anche celebrati come sostenitori dei “valori” indù. È profondamente tragico assistere a come nazionalismi fanatici e fondamentalismi religiosi si infiltrino in modo allarmante nello spirito della psytrance e, in molti casi, a come la psytrance stessa venga utilizzata per rafforzare queste preoccupanti ideologie.

La controcultura, essendo il fondamento di un movimento musicale e culturale che ha iniziato a creare spazio per la libertà e la comunità radicali, ora promette fedeltà alle agende nazionalistiche. Gli eventi della musica psichedelica in trance si svolgevano in contesti underground, proprio per la sua natura sovversiva, identificandosi con idee antigovernative, antimilitariste e antiautoritarie che un tempo potevano etichettarti come estremista o radicale. L’elemento centrale di questo genere musicale aspirava a trascendere barriere sociali, culturali e politiche come religione, razza, etnia, genere, classe — tutte differenze dissolte sulla pista da ballo e sussunte dal senso condiviso di unità, coscienza espansa e collettività.

Oggi, tuttavia, artisti di spicco stanno apertamente sostenendo e persino celebrando uno stato attivamente responsabile di un genocidio in corso.

La musica non può essere separata dalla politica e, come raver io stessa, non è solo deludente incontrare queste transizioni, ma sembra anche un tradimento al principio stesso su cui è stato costruito e sostenuto il movimento psytrance. Questo articolo è il mio tentativo di invitare i miei compagni fanatici della psytrance là fuori, chiedendo loro di boicottare questi festival i cui organizzatori e DJ rimangono complici del genocidio in corso in Palestina, sia attraverso il silenzio, il sostegno aperto o l’ignoranza scelta.

Se quelli dietro la consolle stanno volutamente chiudendo un occhio sulle uccisioni di massa e sull’apartheid, la pista da ballo è macchiata di sangue.

*Masha Hassan, originaria di Nuova Delhi, è dottoranda presso l’Università di Bologna, in Italia

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