
Comunicato di Million Marijuana March (Italia), Lab 57, ITANPUD APS, ITARDD, Smash Repression.
La street parade antiproibizionista organizzata dalla Million Marijuana March durante e contro la Conferenza Governativa sulle Droghe del governo meloni è stata interrotta anticipatamente dalla questura di Roma, che ha imposto la chiusura dell’evento un’ora prima dell’orario concordato. La manifestazione, pacifica e partecipata, era stata autorizzata fino alle 22:00 ma, nonostante un accordo concordato in piazza con il dirigente di piazza— alla presenza del team legale — per chiudere alle 21:30 cedendo mezz’ora in segno di disponibilità, alle ore 20:00 è arrivato l’ordine di interrompere alle 21:00. Alle 21:15 gli impianti sono stati spenti e la piazza ridotta al silenzio. Le motivazioni ufficiali parlavano di “telefonate di protesta” da parte di residenti, ma tra queste si è forse distinta quella della senatrice di Fratelli d’Italia Cinzia Pellegrino, che sui propri canali social ha pubblicamente denigrato la manifestazione, definendo Piazza Vittorio una “Kasbah” presa in “ostaggio” da una contro-conferenza sulle dipendenze? È evidente che la questura si sia piegata a pressioni politiche, violando gli accordi presi e trasformando un atto amministrativo in un intervento di natura politica. La Questura NON deve fare politica e NON può e NON deve obbedire agli ordini di un senatore della maggioranza ma rispettare il diritto costituzionale di manifestare nelle forme da essa previste.
Quello che è accaduto non è un semplice errore di gestione, ma un grave precedente per la libertà di manifestare e per la democrazia, se passa il principio che ciò sia lecito può accadere nuovamente e in qualsiasi manifestazione di opposizione sociale. La piazza era uno spazio inclusivo di festosa espressione creativa, cultura e solidale consapevolezza, non di “degrado” come qualcuno vorrebbe far credere. L’atteggiamento denigratorio verso chi manifesta è sempre lo stesso: la strategia di chi, non potendo argomentare nel merito, ridicolizza chi dissente. È la stessa retorica con cui si attaccano i lavoratori e i sindacati quando proclamano uno sciopero di venerdì, la stessa logica che serve solo a delegittimare ogni forma di protesta e a silenziare il dissenso. Una dinamica pericolosa e antidemocratica, degna di un regime autoritario più che di una Repubblica fondata sulla libertà e sulla partecipazione.
La street parade rappresentava la conclusione della Controconferenza sulle Droghe, tre giorni di incontri, dibattiti e cultura dal basso organizzati in risposta alla conferenza governativa sulle dipendenze, chiusa nei palazzi dell’EUR e riservata esclusivamente a rappresentanti istituzionali e promotori del proibizionismo. Nessuno tra operatori, associazioni, esperti o realtà che ogni giorno lavorano nel campo delle dipendenze è stato invitato, a conferma di una volontà precisa di escludere le voci critiche. Ora ci è più chiaro come mai la Questura aveva esageratamente osteggiato la nostra richiesta di piazza per il flash mob/ conferenza stampa di venerdì 7 per il lancio della nostra manifestazione di sabato 8 novembre. Ci hanno negato non soltanto lo spazio davanti al palazzo all’ Eur dove era in corso la conferenza governativa sulle droghe ma anche davanti al parlamento (dove la avevamo fatta per la manifestazione del 31 maggio scorso), al Pantheon, a Piazza Navona, a Campo dei Fiori, a Piazza Farnese, a Largo Argentina e, ci hanno concesso di farla sotto la statua di San Francesco a San Giovanni solo dopo che si è rischiata la rottura della trattativa quando abbiamo detto che a quel punto ci bastava il loro diniego scritto e la avremmo fatta comunque ma a sorpresa, senza dire dove e quando.
Non si possono ritrattare accordi già presi, né fermare una manifestazione con una telefonata, perché se passa il concetto che il diritto vale “fino ad un certo punto”, chiunque può violare i patti e non è questo il modo con il quale si gestisce l’ ordine pubblico, così si innesca il caos incontrollabile. La questura deve rispondere alla Costituzione, NON a una senatrice di maggioranza. Temiamo che il governo voglia strategicamente alimentare tensioni sulle quali costruire consenso come già avvenne in altri periodi bui, ma noi non ci faremo intimidire né criminalizzare, rivendichiamo il diritto di essere liberi di scegliere. La guerra alla droga ha fallito: ha prodotto solo esclusione, dolore e repressione. È tempo di una nuova politica sulle sostanze fondata su giustizia sociale, riduzione dei rischi da abuso, approccio pragmatico, scientifico e non ideologico, educazione alla salute ma, soprattutto, che “metta al centro la persona”, come diceva Don Andrea Gallo.
Basta propaganda sui corpi delle persone. Basta paura travestita da sicurezza. La libertà non si revoca per ordine politico.
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