In un periodo di fibrillazione sociale dettato dall’escalation della corsa agli armamenti su un piano intercontinentale, a cui risponde in modo variegato e conflittuale una massa d’urto di decine di milioni di persone (perlopiù giovani), unite dal rifiuto senza se e senza ma del Genocidio, giungiamo ai tre anni di manovre politiche del Governo Meloni nella nostra penisola. Manovre indirizzate per la maggiorparte in ottica repressiva, a partire dalla promulgazione della legge AntiRave, da alcunx istintivamente ribattezzata ai primordi come legge “anti-dissenso”, analizzata e forse mai troppo contestata dal composito mondo dei free party (non solo italiano) e dalle componenti sociali che ne ne erano già affini e solidali,e di quelle che vi si sono strette congiunturalmente in difesa della libertà di autorganizzazione ed espressione di fronte all’accanimento giudiziario che la legge impone. In qualche modo la triade Meloni-Piantedosi-Salvini si presentava al suo elettorato definendo chiaramente un target,quello dex raverz-giovani-reiettx, da poter dare in pasto alle forche caudine e contemporaneamente iniziando a portare avanti una serie di forzature giudiziarie e semantiche a catena, volte a creare una sempre maggiore sensazione di pericolosità sociale dei subalterni con stili di vita non omologati, se non un attacco sfrontato al frammentato mondo delle minoranze dissidenti e di altre realta’ potenzialmente poco inclini a obbedire.
Tornando all’oggi, a tre anni di distanza, in un contesto inasprito dalla crudeltà del massacro palestinese e da una rinnovata disponibilità delle masse a far sentire la propria voce in segno di protesta, sembra utile provare a tracciare linee di lettura di quanto abbiamo visto e vissuto proprio a partire dall’autunno del 2022 in poi.
Laddove l’apocalisse su Gaza e le provocazioni a livello globale contro povertà e miseria si accentuano, si assiste a una ondata di mobilitazioni che, quantomeno in, Italia hanno rispolverato, attualizzandolo, lo strumento dello sciopero sociale, dei blocchi, della convergenza di massa.
In qualche modo si può cogliere lo spunto delle mobilitazioni, di ciò che ci stanno dando maggiormente come allusione,riconducendole anche a quello che abbiamo fatto come rete nei free party negli scorsi anni. Per esempio, la sincronia e la simultaneità delle piazze e la moltiplicazione dei presidi sono caratteristiche che hanno reso incisiva la visibilità e la vivacità e anche dato grattacapi ai dispositivi repressivi. Facendo un audace parallelo, anche come Smash Repression abbiamo visto che la maggiore potenzialità e incisività si è avuta quando si è tentato di avere simultaneità e decentralizzazione con le street, lasciando spazio ai territori ma al contempo facendo cassa di risonanza le un con le altre città, specchiandosi e intercomunicando. Un po’ così come per la prima ondata di street che è stata più fragorosa nella sua simultaneità, l’enorme e meravigliosa turbolenza e capillarità delle piazze che si sono sincronizzate all’ardito avanzare verso Gaza della Global Sumud Flottilla (un movimento transnazionale sedimentato in anni e anni, non violento) sono state l’elemento che ha colpito di più.
[foto da Modena, street parade antimilitarista, 18/10/25]
La mobilitazione è qualcosa che interroga e, come sottolinea la stessa parola, smuove, e la domanda è: darà linfa alle istanze di riscatto, resistenza e riappropriazione che covano sottotraccia in ampi settori marginalizzati o declassati o tra chi è segregata e umiliata? Lungi dal dare indicazioni o dettare linee ne’ risposte sommarie, concordiamo sulla lettura per la quale il mix tra radicalità e estensione numerica delle piazze sia un antidoto antirepressivo fondamentale, ragionando sul fatto di come le leggi repressive vedano una loro reale efficacia in base alla reverenzialitá di chi le subisce e al livello di assuefazione alla retorica che le accompagnano: due mesi fa era impensabile che cortei autorizzati esondassero e bloccassero strade, porti ecc senza che venisse (almeno in automatico) applicato qualche aspetto del pacchetto sicurezza Salvini, pensato apposta contro scioperi e blocchi stradali. Di fronte a un dissenso massificato, capillare e con capacità di sincronia è divenuto almeno temporaneamente obsoleto.
Sincronizzazione, unisono: sono caratteristiche che devono riguardare anche il mondo che attraversiamo.. non ripetizione rituale di eventi,ma ricerca di momenti di irriverenza e convergenza sincronica in un unico territorio (o in contemporanei molteplici) per alzare la voce (e i decibel)..
D’altro canto, anche in Francia – per citare un luogo che tantx di noi abbiamo attraversato spesso – all’esplosione del movimento dei Gilet Jaunes, tante crews e teknivaliers hanno apportato il loro contributo ai picchetti, ai blocchi prolungati nelle rotonde provinciali, alle manifestazioni di massa, connettendo l’indisponibilità insita nella free tekno culture di non sottostare alla normazione dei costumi alle istanze sociali più radicali e ostinate. Non sono forse la trivialità, la compulsività e l’ossessività un trait-d’union tra le feste e le taz e chi sogna e lotta ostinatamente senza tregua per cambiare il mondo in cui vive ed è immerso attraverso azioni dirompenti?
Ricordandoci come il mondo della free-tekno sia nato come una delle più avanguardiste espressioni controculturali del vasto movimento europeo dai ’70 in poi di contestazione all’omologazione e all’irregimentazione spazio-temporale del mondo del lavoro salariato e degli stili di vita che il sistema ha ritenuto consoni (do you remember Margaret Thatcher?), quello che preme non dimenticare in questa epoca di sovraesposizione e commercializzazione di ogni evento è che la free non può non respirare e vivere delle istanze di cambiamento e riscatto che vengono dalla strada, e ibridarsi con le forme di espressione a esse legate. Altrimenti non è piu controcultura ma una brutta copia testimoniale delle generazioni precedenti, che sia essa nei capannoni o nei club.
Ultimamente, vediamo cose belle e che teniamo a condividere qui: sono il legame che ha stabilito la rete Wish Parade fiorentina con la mobilitazione della ex-GKN, chiamando un concentramento delle sound a sostegno del corteo operaio che il 18/10 ha bloccato la città e l’aereoporto di Peretola. E’ una relazione mutualistica e solidale, tant’è che l’ultima street parade a Firenze di Maggio era aperta proprio dallo spezzone dellx operax che optano per la riconversione sostenibile e un reddito per tuttx (vedi la vertenza ex- GKN). Ma pure la riappropriazione di spazi ibridi tra collettive trasnfem, crew free-tekno ed ecologia politica a Milano, che tra le altre cose testimonia che, quando la repressione incalza, non isolarsi – ma fare fronte e complementarsi – non può che essere una via percorribile, purchè non opportunistica o individuale..
Anche la street di Urbino del 18/10 nella sua preparazione ha visto crew localz e dei dintorni meticciarsi con esperienze di autogestione e di lotta importanti per quella reatà, dalla salute mentale all’anticarcerario fino all’antispecismo e all’autoproduzione alimentare, dando vita a un percorso polifonico e che non si conclude sicuramente solo nell’evento street e nella festa..
Questi percorsi dislocati ci suggeriscono che solo la cura delle relazioni porta a un allargamento e un radicamento, di segno diametralmente opposto al chiudersi nella propria bolla e poi fare degli autofinanziamenti solo per la propria causa (che impropriamente vengono chiamati benefit..). Come rete non siamo per nulla esenti dal non riuscire a interagire con chi è potenzialmente solidale, rinunciando a osare e uscire dalle nostre zone di comoditá, sia che si tratti di momenti di autogestione nello svago che di lotta esplicita, laddove le possibilità di intersezionalità sarebbero – oltre che opportune – necessarie.. soprattutto ora che le tensioni e le contraddizioni sociali stanno venendo a galla in questo paese, e c’è maggiore bisogno di cura dei rapporti e delle situazioni, come di tentativi di allargamento anche in ottica antiproibizionista (a proposito, ci vediamo a Roma nelle tre giornate antipro del 6-8 Novembre! 😎)
[Qui link a una chiaccherata antipro fatta l’11 Ottobre a Bologna]
In ultimo luogo, non possiamo non riportare come la repressione sistematica dei free-party, aldilà dei confini nostrani, con riferimento particolare a Francia e Belgio, sia sempre più sfacciata e al contempo muscolare.. ciò va di pari passo a una razzializzazione e una militarizzazione in Europa che, invocata quotidianamente, pervade sempre più tutti gli spazi di espressione ed elaborazione del pensiero, a partire dalle scuole, con i daspo per quartieri o zone centrali per chi è recidiv@ o reiett@, con l’uso smodato di strumenti quali il taser, che andrebbe abolito in Italia come altrove. Non a caso il 18/10 la tekno parade rivendicativa che ha attraversato il centro di Parigi ha portato un discorso che tende a non chiudersi, ma affrontare in modo unitario la repressione all’interno di un contesto sociale piu’ ampio della scena stessa.
(qui il comunicato post parade)