L’ultimo piano carceri e quell’immancabile odore di soluzioni sommarie: l’arte dello sistema penalista di non saper mettere nemmeno le pezze al culo alle falle che riproduce

https://www.antigone.it/news/3603-piano-carceri-antigone-dal-governo-ricette-che-aggraveranno-la-crisi-del-sistema-penitenziario

https://www.osservatoriorepressione.info/celle-container-senza-dignita/

 

 

Sui regimi differenziati DNAA etc

qui un testo sul 41 bis esempio di come vi sia sconcerto da parte di avvocati penalisti sul tema del divieto alla lettura col pretesto di evitare comunicazioni di tipo associativo, appunto. Questo scomporsi sul piano dei diritti umani non è non è stato approfondito in maniera altrettanto disinteressata per detenutx come Alfredo Cospito, quando invece su DDL sicurezza che era semplicemente il passo successivo alla messa fuori gioco, attraverso l’affidamento alla Direzione Nazionale Antimafia dei crimini contro lo Stato, anche ufficialmente giustificato usando il termine “terroristici” fin dai tempi di Mussolini, sorretto e anzi rilanciato nel diritto internazionale con l’impostazione (o meglio impostura) NATO dei principali fondamenti delle campagne securitarie in Europa. Per terrorismo si intende quindi ogni organizzazione anche informale che assuma di attaccare “la personalità dello Stato”, o simboli e luoghi, e non necessariamente i rappresentanti nominali del potere istituzionalizzato, quindi di fatto si arriva che dall’estromissione in occidente dei GARI, ETA, Nucli Armati Proletari, Brigate Rosse, internazionalisti e insurrezionalisti anarchici (il nostro compianto Pinelli compreso, che nonostante lo stornello “gli anarchici non mettono bombe” era per la pace ma riorganizzando la solidarietà anche armata).

La digressione sarà banale per moltx ma rispetto agli arretramenti che stiamo subendo, spesso accettandolo come irrevocabili e solo negoziabili con forme legalizzate di autogestione collettiva e dei raduni sotto cassa, le varie tappe repressive intervallatesi nel rapporto tra produzione/riproduzione tecnologico-industriale, la gamma del welfare assistenziale ridotto dai ministeri ad un principio pari a quello di una carota per gli asini, per tenersi buoni i contribuenti, e il suo contraltare punitivo, o più ampio spettro la giustizia borghese e le ideologie suprematiste e patriarcali (anche laddove siano elette donne, se al servizio di quelle strutture, come la prima donna a capo della C.I.A., o tutte quelle che stanno propugnando ulteriori discriminazioni soprattutto razziali nella Fortezza Shengen e in Inghilterra. Oltre le responsabilità enormi nei trattati di materia geopolitica della Von Der Lyen e il disgostoso fascismo manovrato Meloniano, abbiamo esempi di come l’antisessismo smetta di avere senso storico-sociale non appena dimentichi di apportare una critica al privilegio verticista in quanto tale, e quindi del legame di consapevolezza che intercorre anche solo seminalmente tra oppressx, e che solo l’esperienza dell’oppressione può permettere di sviluppare e rivendicare.

*** non si brucia la casa del padrone con gli strumenti del padrone

Precisamente tra le colonne giudiziarie anche nel ecente dovrebbe poter essere argomento di ueste distorsioni processuali per gli anarchici furono sempre all’ordine del giorno, ma vi fu un altro passaggio, significativo perché fu compiuto negli Stati Uniti, e per un tipo di dinamiche repressive intrise di costituzionalismi retorici ma bagnate del sangue degli sfruttati, degli attentatori alla stabilità delle Leggi e degli espropriatori di libertà, fino a processi sommari alle intenzioni, collegando episodi difensivi a chi aveva avuto più possibilità di scrivere, tradurre e diffondere, per esempio di come usare la dinamite, poiché i mezzi polizieschi li usavano senza alcun scrupolo contro chi protestava. Ancora attuale il tipo rappresaglia tribunalesca contro il sindacalismo ottocentesco della seconda internazionale, chiamata proprio per gli scioperi generalizzati del Primo Maggio, a Chicago, ed appena divisasi tra antistatalisti bakuniniani e le fila marxiste. Con lo strano incidente dell’ordigno tra i polizziotti durante un comizio che aveva in realtà una intenzione di raccoglimento, per ragionare su fatti preceduti e ripensare insieme a come procedere picchetti e resistenza, 8 compagnx finirono impiccati non tanto per le proteste a Chicago, e un ordigno che ferì un plotone repressivo, ma per la loro attività di propaganda antilaburista, per ottenere, masse lavoratrici migranti unite, una sostanziale riduzione dello sfruttamento industriale ad 8h di lavoro, quando prima si arrivava anche a 12, ..16h al giorno.

 

Ancora attuale, ed esportata in tutto il globo come altre virtù dell’autoritarismo capitalista americano, guerre di mercato e carcere moderno compreso. Se pensiamo a come stanno cedendo invece le frange disoccupate, lavoratori saltuari, stagionali, spesso indipendenti dal tracciamento sui guadagni, più dispostx e/o costrettx al nomadismo anche quindi   Andry Brigades, in PKK-YPJ, organi amministrativi ed esecutivi, quando qualunque significazione storicamente e socialmente lucida del concetto di terrorismo intenderebbe riferire di chi usasse la violenza e la paura stessa verso la popolazione civile, livelli più ostinati di conflitto dal basso, manifestato in maniera congiunta anche sul tema dellnun compito che rappresenta un passaggio che porta a raggruppare, questa volta non in senso contrario alla differenziazione tra sezioni, anche perché il 41 bis è il massimo regime di isolamento cui si può venire condannatx, non per niente si discute il suo carattere di tortura (proprio quello che invece sta venendo preso a modello in altri Parlamenti neoliberali..). Questa equiparazione del livello di pena tra accusatx di illecito mafioso e approcci rivoluzionari di ogni sorta ha una valenza su un raggio oserei dire secolare: ogni ambito circoscrivibile in maniera arbitraria come terroristico che senza dover ricorrere a osservazioni di tipo incendiario o anche mitigatamente abolizionista (o più in generale del tipo che ripiega più su attivismi per la sensibilizzazione ma ha formazione e linguaggio militante puntando ad ampliare le analisi invocando prassi che sembra aver dimenticato dover sperimentare poi nelle relazioni di inclusione/esclusione tra gruppi e rapporti gerarchici), per https://www.giurisprudenzapenale.com/wp-content/uploads/2020/01/amato_gp_2020_1bis.pdf

 

Sul piano carceri da tempo spinto abbiamo ricevuto aggiornamento da canali controinformativi con cui abbiamo informalmente condiviso e incrociato percorsi di lotta negli anni, non da ultimo, contro lo sviluppo panottico della società, tale per cui si può ben riconoscere come le forme coercitive e punitive ancora ritenute valide in termini di pubblica sicurezza siano un irriformabile pilastro dell’impostura delle democrazie liberarie. Nemmeno il mondo delle associazioni costituitesi per affermare una sorta di garanzia egualitaria nei termini civilisti del diritto penale, come Antigone potrebbe impostarsi ancora sulla favola delle istituzioni totali riformate,  a meno di non entrare a far parte compiutamente di quella stessa impostura. Il fondatore di Antigone è per l’appunto il garante dei detenuti su quadro nazionale, il cui ruolo si dovrebbe chiamare puntualmente a registrare e dare nota degli andamenti quanto a privazioni di bisogni base ai quali via via detenutx di ogni settore e grado di isolamento sono costretti. Le privazioni sono dovute a fattori che vanno dall’incuria su manutenzione di celle e aree comuni e riguardo finanziamenti per un aumento di numero di operatori e progetti di cosiddetto reinserimento, fino all’incuria determinata dagli operatori stessi, come deontologia professionale dipendente da logiche premiali e disimpegno. Ci sono poi privazioni dettate dagli stessi ordinamenti penitenziari, capaci di esulare spesso dalle stesse garanzie costituzionalemente giurate, e quindi privazioni che corrispondono alla normale amministrazione del potere sul tema della marginalità, amministrazione che si espleta negli interventi di GOM, squadrette preposte al pestaggio,  e dell’arbitrio della violenza differenziando i soggetti che la ricevono in base a linee di propaganda ricattatorie e disumanizzanti. Il tutto sostenuto da una corruzione sugli appalti gestionali per cui qualsiasi tesi su singole mele marce non rappresenta se non il tentativo di allontanare l’opinione pubblica dalla comprensione del funzionamento di questo apparato, e quindi di queste che ne se servono per stabilire ulteriori ambiti di limitazioni delle libertà: innanzitutto  sul lavoro, ma come abbiamo esperito dilatatamente durante la pandemia, anche rispetto ai servizi assistenziali.

Le privazioni che così si accumulano sono concepite proprio per ledere la dignità umana. Non si tratta quindi mai soltando di un fattore o l’altro, nemmeno quando siamo noi stessx a ricordare il sovrannumero della popolazione detentiva, o come viene elegantemente definita con lessico governamentale, con distacco tecnico e con sguardo statistico (il che si va ad associare a conseguenti ulteriori privazioni rispetto al riconoscimento della diversità di assegnazione e trattamento a seconda della provenienza economico-sociale e delle fragilità psicologiche o fisiche della persona reclusa, e non certo strettamente in base al tipo di reato. Le stesse lotte dentro alle carceri hanno potuto e anche sono quelle che hanno davvero portato più spesso di quanto si creda a miglioramenti delle condizioni detentive, soprattutto quelle attente allo stringere rapporti di forza che non si facessero fermare dai tentativi di reprimerle, e che hanno potuto avere una risposta solidale esterna, quindi campagne di pressione congiunta alle azioni di sciopero ribellione e rivendicazione internamente protratte. Aree rivoluzionarie in prima linea, ma anche tra detenuti comuni. Si veda a proposito il confronto sulle lotte carcerarie di varie latitudini e inserite in processi materialesticamente dialettici, si può dire, anche quando siano essenzialmente insurrezionali dalla teoria alla prassi, visto che una linea di contrattazione non è qualcosa che possa venire considerata se non come concessione rischiosamente temporanea, o falsa promessa. Ma anche in questi casi la messa insieme di fronti spaziotemporali di lotta, che non significa dover perdere il proprio peculiare carattere, quindi rispettivamente alle oppressioni concretamente vissute,  differenziate ulteriormente proprio dalle riforme che misero un freno ad obiettivi rivoluzionari a mano armata, e via via ampliando il campo della dissociazione tra istanze di autonomia e libertarie, fino al grottesco della Legge AntiRave, ancora lungi dell’essere aplicata, ma che è arrivata senza che si fosse consapevolmente preparatx a constrastarla ha dato un colpo di mano all’immaginario stesso di alcune fasce di popolazione meno disposte al rischio, anche per scarsità di pratiche condivise per l’autotule e il supporto in caso di rilancio, e in questo senso destinate a una sempre maggior ricattabilità ed a retrocedere su via preventiva, portando la strategia repressiva statale ad un aumento del suo potere anche banalmente smettendo di sentirsi legittimati a poter riprendersi alcuni margini di libertà. Analizzare questi meccanismi può aiutarci a comprendere come dai veri e propri abusi si riesca ad ottenere consenso obbligato anche tramite paradossi giuridici che potrebbero essere contestati dagli stessi rappresentanti legali senza tanto sforzo ricreativo, eppure la dispersione tra lotte non sembra ancora “volersi concedere” a propria volta, invece di rischiare di darsi completamente in balia di concessioni autoritarie, di raccogliere le varie casistiche che possano avere cura delle perdite in termini non solo di possibilità di azione e protesta, ma in primo luogo di consapevolezza. Contro il recupero formale, una risposta adeguata consisterebbe nel confrontare esperienze ed episodi come la lotta carceraria e nei CPR sta mostrando da decenni.

In questo senso, siamo davanti a un bivio di cui accennavamo anche in questo articolo in cui si cercava di riportare la riflessione a situazioni più diffusamente vissute, contaminandosi nell’uso di strumenti e punti di vista per capire quali siamo effettivamente le nostre armi attuali, quali le mancanze e i blocchi da cui si riparte, nondimeno i bisogni più urgenti.. e qui sarebbe da sottolineare che l’urgenza che non si lasci determinare oltremodo da imperativi di minaccia istituzionali! Le possibilità delle esperienze autogestite manipolate da concetti e abitudini assunte dal compromesso storico e non più realmente autogestibili, tante che vengono relegate alla sfera del “non più possibile” anche tra chi le attraversa e le organizza(!!!), ripartano anche da questo.

 

Quindi, si provi a riformulare tattiche che il Potere, e non le nostre confrontazioni sincere, avrebbe deciso di farci abbandonare. Una lettura preziona in questo senso è “IMPARARE A DIFENDERSI – Compagni e compagne contro la repressione” (*), come tanti brevi compendi sull’autodifesa redatti lungo vari percorsi di lotta.

una volta  questo non significa che l’ambito della riforma sia considerato risolutivo, contestualemente alle attività associative tra questi avvocatx spesso coinvoltx da alcune diramazioni di movimento nella controinformazione e nell’orientamento sugli abusi sistemici e giudiziari) Antigone Al momento si tratta di dichiarazione di progetto che incidono fortemente sulle condizioni di vita dex reclusx, lo stesso piano medicalmente insostenibile su cui si è rafforzata, negli ultimi mesi in particolare, la contestazione ai CPR, visto che non era bastata la pandemia ad evidenziare i problemi di queste strutture, non solo per tendenza a lasciarle sovraffollate quando non vi sia del resto nessuno servizio e rete di sostegno istituzionale capace di fare valere diritti a misure domiciliari e valutazioni su stati di sofferenza ed indigenza sociale, per cui anche le dipendenze dilagate come per il crack e psicofarmaci ben poco hanno a che vedere con mafie criminali e ben più con la mancanza di alternative valide se non la collaborazione con un sistema che produce e finanzia morte in ogni fase del suo sviluppo, anche quella apparentemente dispensatrice di benessere che è l’ampia scelta di merci e placebo legalizzati (basti pensare all’approdo che ha in America il consumo senza freni: tra le principali cause di morte, l’obesità, mentre non c è nemmeno bisogno di fare notare a cosa siano servite le politiche di rappresaglia sulle fasce deboli e marginalizzate delle metropoli. Rimanga chiaro attraverso le varie trattazioni borghesi su presunti incivili nullafacenti che ci rubano le case popolari in eterna fase di cantierizzazione, o sui pericolosi tossici da smaltire, il risultato nelle strade degli States, sia come qualità di vita da hobo sia per l’estensione ed intensità delle proteste che si alternano, di tanta scientificità positivista, quella che avrebbe dovuto esportare diplomazie regolamentari e criteri di progresso. Di cosa si occupino realmente i governanti? Ogni riforma che sfornano è in effetti strutturata per coprire o distrarre da meccanismi di morte: che siano stragi composte da molteplici casi singolari, quindi relegati alla casualità accidentale. Non si può soffermarsi poi soltanto su un piano di immoralità dei datori, vista la voracità con cui i settori eminentemente speculativi estraggono il surplus in maniera ulteriormente generalizzata dalla già alienante cultura del sacrificio e della copertura di responsabilità padronale! Ma visto che si parla di piani di riforma, certo quelle della sicurezza sul lavoro che richiedono valutazioni tecniche d’impatto ed RSPP con formazione molto aleatoria e macchinosamente dispendiose quando poste a piccole imprese, per quanto non ci sarebbe proprio bisogno esistessero ulteriori ditte cementizie e che fanno il gioco di palazzinari e investitori d’azzardo sulla deturpazione in stile urbanistico. Si aggiungano obblighi considerati meno derogabili come le spese dell’affitto stesso di un lotto, di tutta una manutenzione, di inflazioni varie sulle materie prime, e nonostante la storica corruzione anche sul fronte cooperativo bianco e rosso avremo una incapacità indotta strutturale ad occuparsi concretamente degli interventi di bonifica e delle protezioni su ogni mansione, da sostanze tossiche, da fattori esterni di influenza come il caldo e attenzioni che nessuna norma può davvero risolvere, ma solo una dimensione di rete comunitaria, di redistribuzione in chiave critica, anche espropriando l’impostura ideologica della dirigenza proprietaria, e di ripresa mutualistica. Tutto questo escluderebbe anche le innumerevoli strumentalizzazioni dei rapporti contrattuali contro cui i sindacati sono costantemente in lotta. La questione della cittadinanza che non ha trovato favore nemmeno dall’ala piuttosto maggioritaria, se pensiamo alle sacche cittadiniste più politicamente attive e pronte a difendere Cotituzione e diritti liberali come se bastassero due righe e una serie di petizioni e deleghe a risolvere i problemi nel mondo. Eppure, nel momento del Referendum appena passato, in cui si poteva offrire a singoli e famiglie da venir chiamati “extracomunitari”, la cui lotta sul dimezzamento dell’attesa per ricevere un trattamento se non equo meno ricattabile, quindi esposto anche in ambito salariale espostx a meno rischi e negazioni, tutto il perbenismo della cittadinanza di sangue, complice un menefreghismo imperante, ha ben deciso di non appoggiare nemmeno le riforme della propria area elettorale, e non perché si rendessero conto del piano di integrazione culturale ed economica delle persone migranti, quella integrazione che segue dalle politiche sul lavoro in carcere, anche lì sostituendo a relazione umana con le professionalità ripensate da aziende monolitiche, che privano di competenze e sanno evitare ancor più deterministicamente focolai interni di protesta. Si fa tante digressioni su piani materiali del lavoro e sulle relazioni di potere da scardinare, e come esse si giustifichino nella percezione comune o da copione, perché sono precisamente la conseguenza di quelle detentive che ne hanno sperimentato una rigida applicazione sulle masse, e che continuano a tentare di prevenire la rabbia sociale scaturibile oltre certe sogli di sofferenza. Per questo l’affinamento di regimi speciali e operazioni spauracchio verso varie categorie sociali, ossia operazioni che in larga parte non mostrano pubblicamente la loro violenza, ma ce arrivano comunque ad ammorbare tutto un immaginario non solo di lotta ma di convivenza collettiva riempiendolo di ammonimenti amministrativi, misure di ammonimento e attenzionamento, processi alle intenziosi, costruzione dell’identità del nemico pubblico quale colui che dissente o prova disagio da tutto il reticolato che mentre finge di offrire servizi utili, si prenda il TAV per esempio, invadono l’ambiente estinguendo, oltre alla biodiversità, l’eterogeneità delle lotte, riportando i rapporti economico-politici ma anche psicologici a stati rasenti la sopravvivenza, esaurendo risorse ma anche idee che tocca concentrare sulla resistenza, il che è sempre un ottimo esercizio di memoria, ma sul piano organizzativo è evidente che chi sta riuscendo ad avere risposte sono le composizioni più miste che si avvalgono anche del filosofema legalista che si mantiene su piani di contrattazione specialistica e non multidisciplinare, tantomeno sensibile alle richieste dirette delle singole volontà che si riuniscono per respingere, o concessioni temporanee, strategiche solo a confondere, perché per sperimentare 360° le proprie filosofie di vita, se non proprio arrivando a porla come rivoluzione permanente, è comunque qualcosa di precluso non appena arrivi un nuovo investitore. Preziosissimi investitori.. che arriverebbero comunque, insieme agli standard di cantierizzazione ed uso dei fondi PON europei, che anche se posti come integrazione metropolitana in mano alle giunte comunali e non si tratta di progetti di reinserimento sociale di un dannato, aumentano la il livello del ricatto, anche con la logica premiale. Questo parallelo per dire scontento nasce anche da questo, ben al di là del beneficio che si può trarre da simili gentilissime concessioni (ai piccoli gruppi di potere da parte degli organi di amministrazione delle finanze pubbliche, da un lato, ed ai rei di associazioni a delinquere ben riuscite ma anche solo improvviste da parte delle dirigenze carcerarie. I due mondi sono agli antipodi, la logica è la stessa, come quella assistenziale di matrice bigotta e pietista, una elemosina per pulirsi la coscienza e avere una parte in questa rappresentazione del tutto deviata del concetto di democrazia, e invece che non colma il bisogno all’origine, o meglio lo sfregio, l’oppressione alla base. Per questo si usa il termine benefit per il sostegno in spese legali o a prigionierx cui siamo vicinx per le lotte che hanno giocato. Queste incarcerazioni esemplari, commesse da una serie di apparati statali, e giustificate da tutti i restanti, nemmeno si può confonderle, essendo appunto selettive contro chi ha convinzioni più radicali, ma manovralmente esaustive a disperdere istanze condivise precedentemente in modo tipicamente più eterogeneo e riccho di contributi, nemmeno si può confonderle insomma con un mero fallimento, anzi. Significa che si trova insidioso avere una massa critica.. ed anche solo una persona che sappia riconoscere ingranaggi e funzionamento di questa megamacchina, può fare la differenza nell’incepparla. Se viene fatta esaurire una composizione sociale, lunico modo è trasmetterne memoria, non dimenticare chi ha pagato per tuttx, reinventare la lotta con chi si trova presente, e non sulla base delle categorie con cui veniamo divisi. Le differenze le definiamo noi, secondo la posizione in cui ci risvegliamo, e secondo il tipo riscatto che cerchiamo. Nell’essere, sentire, non distrarsi e accontentarsi dell’apparire e dell’attesa che qualcosa cambi, che qualuno la sistemi, che non debba capitare a noi di non ricevere aiuto, ma senza darlo, senza imparare insieme come darlo meglio, un mutuo aiuto che scaccia sia i fantasmi che si accumulano nell’attesa, sia il meccanismo della delega che dell’attesa si nutre. Delega che non significa non lasciare a chi ha lena e volontà fare il proprio, o non cercare chi abbia saputo trovare una rotta prima di noi, non significa che tocca fare tutto da solx, perche ciò non è realistico, se non distinguendo spazi e momenti di vita, e soprattutto perche moltx invece non potrebbero fare altrettanto, e se dovessimo coprire i bisogni di tantx da solx, la sensbilità redistributiva tornerebbe nel circolo vizioso del merito, e non della spinta reciproca e concertata, non di una sperimentazione collettiva, non di una reale autogestione diffusa.

Ultima parentesi perché le nostre azioni non rimangano appese alle emergenzialità disposte dal profitto con le sue incombenze repressive capillarizzate, ma si addentrino ulteriormente in questa prospettiva non di recupero della “devianza”, quelle che prima di venire criminalizzate sono state definite a-nomie da prime bozze di scienze positiviste, quelle che concepiscono la società come qualcosa da dover riportare all’ordine, sennò imbizzarrisce, e persino i piani di sviluppo dei multimiliardiari finirebbero per saltare. Allora era solo ignoranza borghese, non riconoscimento del privilegio che ci si arroga, mancanza di responsabilità etiche. Nasceva la società dei consumi, i flussi di merci potevano finalmente distrarsi e dimenticare la loro stessa storia, quella dei vincitori già annuniciati ottenuta coi bari , i mercenari, egli infami. E vorrebbero venire a fare la morale giudiziaria a noi…! Ricordando coloro che precedettero la conformazione metropolitana ed il suo approdo alla dialettica militarizzata cui l’insieme della ricerca tecnica sta compiendo ora di arrendersi quasi completamente, in una gamma che attualmente ricopre dalle deportazioni coercitive di senzatetto alle applicazioni predittive che fanno esplodere palazzi nel punto esatto in cui viene rilevato il bersaglio (oggettificato tanto quanto interi quartieri da poter bombardare a piacimento; ed anche dichiararsi combattente rivoluzionario potrebbe presto non essere al passo con le mode..) troviamo la Confederazione dei Nativi americani, una trentina di tribù variamente stanziate, che erano in pratica un tentativo di unione per resistere all’estinzione, non solo del bufalo e tante altre specie cui questo sistema catastrofico -eppur così scientificamente impostato- continua a sottrarre alla stessa catena alimentare, e magari alla possibilità di evolversi. Si può linkare anche questa ristampa, sempre in barba ai Piani di riforma carceraria, che come CPR hot spot campi profughi lager abbelliti dalle promesse dei più abili burattini  a ripetere stronzate come se le masse fossero stupide, no ma lo diventano, a furia di sentirsi ripetere che tutto è diventato impossibile, che la resilienza, due salti in palestra mentre si distrugge un altro boschetto, terapie di benzo e sottrazioni di immaginazione creativa da parte dell’industria dell’arte divenuta autoimpresa, tutti che cercano di essere un migliore artista, ma nessunx che sa più coltivare due piante manco di marijuana, comportano un dimenticare che va oltre il piano politico, forse noioso a chi risponderebbe “cosa me ne faccio dei tuoi pipponi, agli indiani ci giocavo alle elementari”, dimostra come non è che siamo stupidi, veniamo proprio catturati, infiltrati di pregiudizio mediato ma affatto aperto su cosa sia giusto od utile per stare bene, spesso perché sono state troppe le delusioni quando abbiamo provato a cercare qualcosa che assomigliasse ad un’utopia, o trovandola per caso abbiamo visto che pur contaminata da idee ed eredità di lotta, portava a scivolare sul bagnato l’assenza di sforzo a trovare le nostre soluzioni personali e politiche, non accontentandosi di mantersi sul piano di quello è sembrato funzionare, perché domani potrebbe non esserlo più. Non è questo avvertimento un delirio o una teoria di parte, è un andamento che già soltanto ogni decreto securitario da 40 anni a questa parte in Italia ha di fatto compiuto, per non parlare di eventi molto più d’impatto, e di quali benefici finalemente indifferenziati hanno potuto far saggiare proprio le masse, i raduni di persone, e non di merci. E lo sviluppo, da ogni singolo, che se si libera da solo abbandonando chi aveva a fianco, non fa che umiliare ulteriormente la sua stessa coscienza.  quelle che si potrebbero chiamare anche tradimenti,prova a teorizzare  realizzazione del federalismo libertario che tentò ma di riconoscimento di esperienze alternative in cui vi si convive senza scusanti esclusiviste o punitive, oltre che di protesta, esperienze rarefatte ma molteplici, che costellano l’esistente, in cui ci si sa orientare alla luce del sole, senza più nascondersi, perché si è imparato a non tollerare più soltanto una notte fonda, o di passare una vita sottoterra, dimenticando sia il sapore del rischio che il calore della libertà. anche se appare da tempo assassinata, sepolta, utopista e quasi folle, perché tenuta da distanza, persino nel contesto abitudinario più disposto al conflitto governato dal principio controllo e dalle paure che esso regola, si tratta un estare solo sul piano dell’ottenere qualcosa , Come non è un pericolo chi taccheggia al supermercato, spaccia ancora al parchetto anche se ha imparato l’italiano, sente l’urgenza di scioperare a picchetto per mesi anche solo per qualche spiccio in più sul proprio contratto, non è il disadattato come prodotto a poter offrire la dignità lavorativa che avrebbe meritato come principio comune, e poiché non è colpa delle occupazioni e delle pratiche di sabotaggio se non ci sono case popolari o son sorti ecomostri, non è nemmeno colpa della propaganda col fatto, l’attacco insurrezionale, o dell’antiglobalismo tradottosi nel blocco nero, e non lo è dell’intifada palestinese, come di nessun mascheramento del terrorismo statalista e dell’affare delle armi come spinta assoluta del progresso liberale, se abbiamo perso e si continua a perdere delle vite umane.

comporta limitazioni nei movimenti da deteterrente all’infrazione, non solo alla commisione di reati penali, ascolto aziende monolitiche carcere alle scuole ottengono appoggio  appoggio da quelle associazioni un minimo consce che il problema stava a monte, che a sinistra si indigna delle politiche razzistoidi e qualunquiste salviniane e meloniane con l’aggiunta di se si osserva la prospettiva cui non vi sono affatto fondi di pubblico sostegno che mitighino i costi per le Valuo almeno le altissime percentuali di tassazione! La tendenza rimane quella dell’evasione anche delle regole che tutelano la salute dellx operaix. e che quindi produce oltre a ulteriori  anche ieri ha portato alla morte di 4 persone in due luoghi differenti.. Per dare una idea delle attenzioni reali per dare conto all’ipocrisia della cultura hi-tech e dell’incentivo all’iper-controllo – solo quando si tratta di reprimere -, dopo la pandemia è di 1000 dipendenti salariali all’anno. L’onere si riversa chiaramente sopratutto sulle piccole aziende, inganni genocidari e truffe economiche nei confronti della classe lavoratrice ridotta a flussi di illusioni, crisi e ricatti, processo appunto di cui il carcere è la massima esposizione, non così incred—ibilmente visto che l’assunzione nazionalistica (e pure transnazionalistica, regolamentazioni globaliste specificatamente a favore di interessi lobbistici, quelli che i problemi sociali lungi dal volerli risolvere li espandono calcolatamente a macchia d’olio) la rivoluzione del diritto   Significativa dunque la scelta dei container, secondo le migliori logiche emergenziali, ma anche low cost, senza che siano state calcolate da inserire naturalmente attività che accennino a riportare qualche dignità alla persona, e quindi anche misure quali domiciliari e convivenze non coatte, benché si usino ancora termini come “reinserimento”. Da uno stato di merda sopravvivenza per principio punitivo non si sa come si possa crescere come soggetti, visto che al consorzio civile si richiede la massima spersonalizzazione nei rapporti gestionali, riversandola grottescamente nella propaganda da talk show e concedendola solo su legami rinchiusi o virtuali. Per questo è molto altro ancora che viene prodotto esplicitamente in funzione della sorveglianza generalizzata, non ci si potrebbe attende un piano carceri illuminato, e ogni dettaglio possiamo immaginare su cosa si basino anche le nostre stesse libertà controllate. Finché si scondizola, magari finendo a fare la guardia, carriera che sta tornando in auge tra chi non può fare l’ingegnere, un lavoro come un altro, nei momenti storici in cui ogni singola riforma si attesta come del tutto reazionaria, ci sono degli argomenti che è bene diventino di dominio pubblico, che non si consideri distanti da sé, perché si stanno preparando le basi per la perdita di tante conquiste che pur introdotte in un sistema ingiusto erano il frutto innanzitutto di chi ha dato tutto perché noi potessimo avere ancora qualcosa, e poi di chi ha raccolto il testimone.

che sono persino reazione  ntici all Europa di alcuni decenni l’investimento sulla detenzione moderna cominciata per raccogliere le risacche di disoccupati che si ammassavano ai bordi delle periferie non per diletto ma perché attratti dalle promesse dell’industria e dai comfort disabilitanti dell’organismo,  obesa  all’occorrenza con ultimi mesi in particolare  diramata nuovamente una serie di discorso nei insiste su più i nei riguardi  cui da un anno si preventivava il coinvolgimento di aziende come ReBuildc’erano grandi investimenti previsti approvato Carceri sovraffollate? Mettiamo i detenuti nei container! 《 LA RELAZIONE TECNICO illustrativa preliminare prevede infatti la realizzazione di 5 blocchi per 120 posti letto complessivi da collocare nei perimetri delle carceri di Alba, Opera Milano e Biella; altrettanti a sud, negli istituti di Frosinone, Palmi e Agrigento; sei invece i blocchi destinati a L’Aquila, Reggio Emilia e Voghera per 144 posti in tutto. Ogni blocco è costituito da 12 moduli smontabili «di dimensioni indicative pari a 6 metri per 5 metri». Quelli «denominati A1» ospiteranno 4 posti letto e un bagno; stesse dimensioni per i moduli adibiti alle sale polifunzionali, ai servizi e alla zona agenti. Ogni blocco detentivo, munito di cortili di passeggio delimitati anche da pareti in cemento armato, sarà recintato da una cancellata metallica zincata alta «almeno 5 metri». Ma a giudicare dall’annuncio dettato ieri all’Ansa da «fonti del governo», il piano che andrà a gara «al ribasso» tra qualche giorno non è che una prima sperimentazione di un nuovo tipo di detenzione. PER IL SOTTOSEGRETARIO Delmastro, «tutto è assolutamente rispettoso della normativa e consentirà di non avere più il sovraffollamento che c’è oggi». 》
* Del già citato opuscoletto Imparare a Difendersi, si riporta l’indice a titolo esemplificativo delle varie categorie di reato, coi link diretti ai singoli paragrafi, augurandosi sia utile a chi non si sia ancora confrontato con il quadro generale. Attenzione che si tratta di un resoconto risalente 2017, condiviso da compagnx più legati all’autonomia giovanile padovana. Più recenti sono un breviario molto sintetico di una’assemblea milanese che da lunga data ha approfondito il tema carcere, attraverso veri progetti redazionali  a stretto contatto con detenuti anche comuni, O.L.Ga – è ora di liberarsi delle Galere (il rimando del nome è anch’esso legato alla storia della militanza comunista, ma l’approccio di OLGa e il connesso Ampi Orizzonti spinge fortemente sul piano del confronto diretto, di analisi puntuali, sull’attenzione alle richieste delle persone recluse e quindi al carteggio ed a campagne di depenalizzazione, o quella al tempo del Governo Maroni, quando egli vietò la possibilità di accedere a biblioteche carcerarie come a i e ricevere posta (per le incriminazioni giustificate in termini di associazionismo e stampa sovversiva racchiuse nel calderone terrorismo, come per quelle che avrebbero avuto pretesa di evitare la violenza mafiosa, assumendo quella più progressista nel monopolio della corruzione statale e quindi di una violenza che non vede più risoluzioni di conti, ma si rese più impercettibile e capillare, producendo una sostanziale confusione nella percezione pubblica riguardo la giustizia istituzionale, quasi facendo scomparire la memoria di cosa fosse all’origine il brigantaggio, e di come la violenza tra bande di interesse fosse già di per sé un prodotto di flussi legati alla sopraffazione capitalistica, e non una peculiarità culturale, se non come risposta extra-legale al permeare intrusivo delle disposizioni Statali verso un monopolio economico che di fatto negava e strappò qualunque tipo di valore alla relazione comunitaria paesana. In questo scenario il brigantaggio, in primo luogo isolano, ed a più riprese resistendo in vari punti nel meridione considerati strategici per lo Stato italiano sorgeva come autodifesa dall’esercito regio, per la liberazione della propria gente e dei territori stessi, e così appunto dei saperi quanto delle economie contadine ed artigiane.
-, di quello che fosse attraverso il monopolio ancora più inavvertita venne spinta fino ad ottenere  della solidarietà attiva. alla Panetteria occupata

 

“Nessun indulto, ma realizzare 15 mila posti in più entro 5 anni”.

Introduzione

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